Un mondo salvato, un mondo da amare

Pubblicato il 01 Set 2013.

offriamo il testo di una meditazione di mons. Pierantonio Tremolada, vicario episcopale per l’Evangelizzazione e i Sacramenti, che ci aiuta ad iniziare bene questo anno ...




Un mondo salvato, un mondo da amare
Riflessioni in margine alla proposta pastorale:
“Il Campo è il mondo. Vie da percorrere incontro all’umano”


Nella prospettiva aperta dalla proposta dell’Arcivescovo per il prossimo anno pastorale (“Il campo è il mondo”), mi sono posto due domande: 1) Che cos’è il mondo? Cosa dobbiamo intender con questo termine? 2) Che cosa significa evangelizzare il mondo? In che senso e in che modo il mondo può e deve ricevere il Vangelo? Ho provato a cercare delle risposte nella Parola di Dio.

CHE COS’È IL MONDO?

Un passo mi è sembrato particolarmente significativo. Da questo vorrei partire e su questo vorrei concentrarmi, richiamandone altri che permetteranno di comprenderlo meglio. Si tratta di due versetti del Prologo del Quarto Vangelo: “Veniva nel mondo la luce vera, quella che illumina ogni uomo. Egli era nel mondo e il mondo è stato fatto per mezzo di lui eppure il mondo non lo ha riconosciuto. Venne tra i suoi e i suoi non lo hanno accolto” (Gv 1,10-11). La parola mondo ricorre qui più volte e si ha proprio l’impressione che l’evangelista intenda attirare su di essa l’attenzione. In primo piano sta comunque il logos di Dio, il Verbo originario, la Parola capace di svelare il segreto imperscrutabile del Dio Altissimo. È di lui che si sta parlando. Del mondo si parla in relazione a lui. Le affermazioni riguardanti il mondo, sintetiche e fondamentali, sono tre”: 1) il mondo è stato fatto per mezzo del Verbo di Dio; 2) il Verbo di Dio è venuto nel mondo e ed venuto come luce; 3) il mondo non lo ha riconosciuto.
Si intuiscono due aspetti del mondo, uno positivo (“Il mondo fu fatto per mezzo di lui”; “veniva nel mondo / venne tra i suoi”) e uno negativo (“il mondo non lo ha riconosciuto”), e si intravede l’ambivalenza del termine. Ma meditiamo un poco su queste tre affermazioni:

1. “Il mondo è stato fatto per mezzo di lui”

La frase rinvia ad una affermazione precedente: “Tutto è stato fatto per mezzo di lui e senza di lui nulla è stato fatto di ciò che esiste” (Gv 1,3). Il mondo è dunque “tutto ciò che esiste” e che “è stato fatto per mezzo del Verbo di Dio”. Nella prospettiva del quarto Vangelo e alla luce dell’intera tradizione sapienziale questo significa che il mondo è stato fatto “attraverso il logos di Dio, ma anche “in forza di lui” e “conformemente a lui” (cf. Col 1,16-17). È il senso biblico della “creazione”, termine che, secondo la Scrittura, allude all’atto di Dio ma anche alla sua intenzione e alla modalità di attuazione. Il mondo – potremmo dire – ha una sua “logica”, che rinvia al logos originario, di cui porta l’impronta. E poiché il Verbo è anche il Figlio Unigenito (Gv 1,14-15), l’amato (cf. Mc 1,11), la “logica” strutturante il mondo nell’atto creativo è quella dell’amore originario, costitutivo di Dio stesso. Secondo Giovanni, il mondo, nel suo disegno originario e quindi nella sua essenza indistruttibile, è riflesso della gloria di Dio, trasparenza dell’amore eterno, splendore di bellezza e di bontà. Esso va guardato in prospettiva “sapienziale” (cf. Pr 8,22-31).
Che il mondo sia stato fatto “per mezzo” del logos di Dio significa anche che Dio è per natura, cioè originariamente, aperto alla comunicazione. Dio non è silenzio. Non è santità inaccessibile. Egli desidera rivelarsi, farsi conoscere. Questo desiderio è parte del suo mistero, della sua identità, della sua natura. Egli non trattiene per sé e non è geloso (cf. Fil 2,5-6). Apertura, accoglienza, condivisione, intimità: tutto questo è proprio di Dio in quanto Dio. Il sospetto insinuato dal serpente: “Non vuole che siate come lui!” (cf. Gen 1,5), colpisce al cuore l’essenza di Dio, è una menzogna mostruosa. L’intenzione di Dio è esattamente contraria. Il mondo, pensato e realizzato da