[i][b]Un Papa nella città degli Sforza e dei Visconti non si vedeva da oltre 500 anni. L’ultimo di passaggio a Vigevano, ancora prima della scoperta dell’America, era stato Martino V. È già febbrile dunque, come è possibile immaginare, l’attesa per la visita di Benedetto XVI, prevista sabato 21 aprile. L’arrivo è previsto per le ore 16,50 dove sarà accolto dal vescovo mons. Claudio Baggini. Poi Benedetto XVI percorrerà con la “Papamobile” le vie del centro storico per raggiungere il Vescovado e il sagrato di piazza Ducale, dove celebrerà la messa.[/b][/i]
Prima di ripercorrere il tratto di strada per tornare all’elicottero che lo trasporterà a Pavia, il Papa si recherà in Vescovado per un rapido saluto ad una delegazione in rappresentanza della diocesi. Benedetto XVI lascerà Vigevano alle 19,45 diretto verso Pavia, dove pernotterà. La visita, dunque, durerà circa tre ore, ma già da mesi l’intera città si è mobilitata. Un architetto ha lavorato per la realizzazione di un palco che non oscuri la facciata del Duomo. Nella splendida cornice di Piazza Ducale sarà invece allestita una platea con 4mila posti a sedere per la messa all’aperto. Per permettere a tutti di seguire la funzione religiosa, saranno inoltre installati alcuni maxischermi in punti strategici della città, dove arriveranno in diretta le immagini del Santo Padre, riprese da una troupe televisiva che seguirà tutto l’evento.
Ma ecco una breve storia della diocesi di Vigevano. All’inizio fu una piccola diocesi, ma dotata di grande prestigio. Nel 1530, contestualmente all’elevazione al rango di città da parte dell’imperatore, Vigevano fu fatta dal Papa sede diocesana e residenza di un proprio vescovo. Il primo ad essere chiamato a condurre la chiesa vigevanese nella sua storia diocesana fu Galeazzo Pietra, che, assumendo il titolo vescovile della città sforzesca, divenne anche abate dell’Abbazia di Acqualunga e Conte di Zeme. La giurisdizione del vescovo di Vigevano contava, nella prima metà del Cinquecento, pochissime parrocchie. Nel borgo vigevanese, soltanto tre: San Dionigi, San Cristoforo e Sant’Ambrogio in Cattedrale. Tra quelle del circondario, Mortara (la basilica di San Lorenzo).
L’attuale assetto diocesano è il risultato di una storia plurisecolare. Nel tempo, infatti, il territorio fu sottoposto a revisioni, l’ultima delle quali risale al XIX secolo e portò i confini ad essere sostanzialmente quelli attuali, che comprendono quasi tutta la Lomellina, ad eccezione delle propaggini occidentali, che sono incluse nelle diocesi confinanti di Novara a nord, Vercelli al centro e Alessandria a sud ovest. A est invece l’area arriva fino alle porte di Pavia, a Travacò Siccomario.
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