La Veglia in Traditione Symboli ogni anno ripete il gesto della consegna del Credo ai catecumeni che riceveranno i sacramenti dell'iniziazione cristiana nella notte di Pasqua e ai giovani radunati in Duomo con l'Arcivescovo.
Questo dono, continuamente rinnovato, diventa necessario per accompagnare e introdurre il cristiano nella celebrazione della Settimana santa. Perché solo se "attrezzati" con il dono della fede, ricevuta per grazia di Dio e di una Chiesa che nel tempo l'ha tramandata, possiamo addentrarci nel mistero della Pasqua di Gesù e contemplare lo spettacolo della croce e lo stupore della risurrezione.
Quest'anno poi la Veglia si colloca nel contesto dell'anno paolino e a conclusione, ormai, del percorso triennale dell'Agorà dei giovani italiani. Dunque la passione evangelizzatrice dell'Apostolo delle genti e le sfide culturali che il nostro tempo pone chiedono ad un giovane di rinnovare in modo consapevole la grazia del battesimo, di rimotivare la propria vita spirituale e di ritrovare lo slancio entusiastico per essere nel mondo segno profetico di speranza.
La pagina biblica di Atti 18,1-11 accompagna la preghiera di questa veglia. Paolo giunge a Corinto, dopo un'esperienza missionaria deludente ad Atene, e fonda una nuova comunità cristiana.
L'Apostolo si deve misurare con una città "moderna", molto diversa da Atene e da altre già incontrate. Le sfide sono tante: Corinto è una metropoli giovane, multietnica e multireligiosa. Tante culture e tanti affari s'incrociano per quelle strade.
Così il vangelo di Paolo si confronta innanzitutto con una quotidianità fatta di lavoro. Lui, infatti, fabbricava tende e si manteneva con il proprio mestiere. Una quotidianità fatta anche di relazioni con persone giunte in città da nazioni diverse, fatta di una preghiera giornaliera e di una frequentazione settimanale della sinagoga. Questa quotidianità non riesce a trasformarsi in monotonia perché ben presto Paolo si deve misurare con l'ostilità, la minaccia e il rifiuto da parte della comunità giudaica. Tuttavia, proprio nel momento della prova, la Parola di Dio si fa presenza consolante e solidale che apre a nuovi orizzonti e allarga il respiro dell'Apostolo.
Il popolo numeroso, allora come oggi, non è tanto quello che riempie le sinagoghe o le chiese (abbiamo consapevolezza dell'esiguità dei nostri numeri), quanto piuttosto quello che abita l'intera città. Prima di essere un popolo di credenti, è un popolo di uomini e donne che cerca un senso alla propria vita e una speranza per il proprio domani; che ha bisogno di ritrovare le tracce della solidarietà e del dialogo; della stima reciproca e del confronto sincero. Un popolo che fa della diversità una risorsa e non una minaccia; che fa dell'identità un dono e della sicurezza una condivisione.
Questo popolo numeroso oggi ha bisogno di giovani che siano profeti appassionati e coraggiosi. La via della croce di Gesù è la strada da percorrere per essere così.
Sono particolarmente invitati coloro che a Settembre consegneranno la loro Regola di Vita nelle mani del Cardinale Arcivescovo
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